egli ci è impossibile nondimeno di non esprimere lo stupore che noi proviamo sempre, vedendo uno straniero scrivere la nostra lingua con quella naturalezza, quella chiarezza e facilità, sì rara anche fra noi. Sotto questo rapporto ancora gl’Italiani sono eccezionalmente e maravigliosamente dotati. Basta, per convincersene, di leggere le lettere dell’abate Galiani, i dispacci del conte di Cavour, le ultime opere del Ferrari, numerosi lavori di Mazzini, e parecchi scritti del nostro amico Bianchi-Giovini, questo pubblicista eminente che la malattia ha disgraziatissimamente forzato di sospendere la pubblicazione del suo giornale, ove egli ha così valorosamente combattuto e reso dei così grandi servigi alla causa d’Italia e della libertà religiosa.» — A. Peyrat.