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si curano di tutto ciò. Essi desiderano tutti un deputato libero, indipendente.... che domandi e riceva dei piccoli servigi dai ministri e che faccia tutti i loro affari! Ed ecco sotto qual fuoco incrociato mettono ogni mattina il povero deputato quindici o venti lettere che gli capitano da tutti gli angoli d’Italia.

— Ma voi volete dunque che un deputato diventi un misantropo? sclama con calore mia moglie.

— Nient’affatto, signora, riprende il mio vicino. Dio me ne guardi! Ma allora perchè si fischia a Napoli il Pisanelli, si dà una berlina al Vacca e si maldice del Massari! Ma usciamo dalle residenze dei ministri e ritorniamo alla Camera. Bisogna leggere i giornali.

— Ah! non direte poi che non è lusinghiero di trovare il suo nome, i suoi discorsi, le sue opinioni lodate o discusse in tutti i giornali! dice mia moglie. Non direte che non sia questo, poi, un confortevole compenso.

— Peste e ruina ai giornali, signora! grida il mio vicino furioso. Francamente, se coloro che leggono il conto-reso delle nostre sedute nei giornali, non si dicono poi che il Parlamento italiano è la più completa riunione d’idioti, bisogna confessarlo, il senso comune non è più di questo mondo. I giornali contrari ci sfregiano a disegno, onde farci sembrare ridicoli: i giornali amici, per balordaggine, per ignoranza. Ci si cacciano in bocca delle enormità, delle stolidezze, dei controsensi a dar l’itterizia. Persuadetevene, signora, il vero quarto d’ora di Rabelais, del povero de-