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role. Nessuno gli contesta capacità ed abilità. Egli parla bene, scrive bene, pensa bene nelle cose economiche, senza lampi di genio però: riduce, coordina, riassume ciò che altri scrissero, trovarono, pensarono. È scaltro in grappare le cifre; sa parare e ferire; dissimulare il lato debole di una posizione; far dei muri di cartone dipinti sì che sembrano proprio un macigno. Dietro le sue esposizioni, il tesoro è proprio un tesoro. Non cura i risparmi, spende, s’impania, s’imbraga nella burocrazia. Ha mente più analitica che sintetica. Saprebbe ordinare, non fondere e creare. Scialoia è l’uomo che, dopo Pisanelli, si è più distinto per nipotismo a Napoli, e contro di lui si grida più che la croce. Gli si rimproverano modi alteri, dispotici: lo si dice presuntuoso. Di ciò io non so, che lo rinvenni modesto e cortese tutte le poche volte che mi ebbi a trattare con lui. Ha figura acuta, sorriso beffardo e maligno, lo sguardo penetrante, ed un insieme che significa scaltrezza, investigazione, vita gaia e scetticismo incorreggibile. È rotto agli affari; ma assapora meglio la rutina, che non ha voglia e mente ad organizzare semplificando — come mi par disposto l’attuale ministro Sella. Scialoia è stato ministro — o qualche cosa di simile — e lo sarà ancora. Ma non sarà nè per apportare risparmi nei bilanci, nè per togliere abusi, nè per cangiar stile e metodo; si tiri avanti come pel passato — ecco tutto.
Tra i membri del centro, che sornuotano e che non appartengono alla società del Dio Crepito napoletana, io disegno il Baracco, Garofalo,