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parenti, di amici, di amici dei parenti e parenti degli amici; mostrò fiacchezza, presunzione, assenza di cognizioni, mancanza di tatto e d’imparzialità; velleità, non determinazione, flessibilità muliebre, vanità, non attitudine; brancolò, afferrò per sè.... di cui restagli adesso la cattedra di dritto constituzionale nell’Università di Napoli. Ho letta la sua Prolusione: una miseria di luoghi comuni, di roba vecchia, di spasimi, d’entusiasmo e di piaggerie. Non voglio aggiunger altro. Pisanelli aveva la stoffa per essere un uomo distinto, se non un uomo di genio; la parola facile, la mente svelta, la persona attraente, il carattere ameno e pieghevole. Un’ambizione precoce eccessiva, avida, ha tutto precipitato. Napoli, al suo ritorno dal Parlamento, lo salutò di un indegno chiarivari. Gli studenti non lo amano nè lo stimano. I liberali lo respingono; i conservatori ne diffidano; i consorti non lo risparmiano. Ritirandosi per un tempo dalla vita pubblica, facendo pelle nuova, consolidandosi di studi serj per insegnare ciò che ha debito, rinunziando con fermezza agli affari, Pisanelli potria ancora riabilitarsi e brillare fra i primi nei futuri Parlamenti italiani. E’ non è corrotto, e vale assai meglio della sua fama. Cosa singolare! se Pisanelli avesse avuti nemici che lo avessero aspreggiato, forse avrebbe rimbalzato e si sarebbe risollevato. Egli non svegliò collera: destò indifferenza, disdegno, pietà — un’atmosfera tiepidissima di favore o di rancore l’ha mollificato e stemperato.

Quanto a Scialoja, me ne sbrigo con poche pa-