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sempre con grande autorità la parola sulle cose di marina e di guerra. È indipendente. Lo sì ascolta sempre con simpatia ed interesse, a causa delle uscite originali e franche a cui si lascia andare, assolutamente come se parlasse in un crocchio di amici, sul cassero di un legno da guerra. Io mi stupisco che non gli sia scappato ancora un: Sacre nom de Dieu!
Segnalerò in seguito il colonnello Benedetto Cairoli, il quale a causa delle sue ferite non ancora cicatrizzate, si trascina sulle grucce e fa di tempo in tempo un’apparizione alla Camera. Nobile famiglia ch’è quella dei Cairoli di Pavia! La madre, vedova, aveva quattro figli. Essa li manda tutti quattro alla guerra — e tutti insieme. Due volte vedova — una per la mano di Dio, un’altra per amore d’Italia. Due di questi figli muoiono sul campo di battaglia. Il terzo riceve una palla alla testa; il quarto, il deputato Benedetto, è ferito alla gamba, alla mano, al petto.... e ferito per tutta la vita. La madre porta un lutto eterno nell’anima; i figli, l’eterno sovvenire della redenzione della patria. Cairoli ha preso posto nell’estrema sinistra e vota alzando la sua gruccia. Si è dimesso e non tocca soldo. Ha parlato una volta — ed è stato lo più splendido discorso che abbia udito la Camera nella sessione attuale. È vero che parlava per gli esuli veneziani che domandano di essere italiani!
Io tacerò degli altri, perchè sarebbe troppo lungo nominarli tutti. Ma non posso per certo passar sotto silenzio nè Bertani — l’alter ego di Garibaldi, nè il generale Sirtori.