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altrettanto che con i suoi paradossi; rimuove tutte le corde le più sonore dell’anima; assale a briglia sciolta con una lena di tutti i momenti; parla al cuore altrettanto che all’anima, sopratutto quando ha torto, ciò che gli avviene sovente, fa forza ai più malvolenti ad ascoltarlo. La causa che egli difende è una causa perduta a priori; ma essa ha avuto il suo quarto d’ora d’interesse e di fascino.
Brofferio è inoltre poeta. Egli ha scritto delle canzoni in dialetto piemontese, delle canzoni di cui ogni strofa è un busto — cui ha messo in musica e canta egli stesso e declama con un’espressione deliziosa. Egli è stato per lungo tempo il giornalista più giocoso e giocondo, più sarcastico e più vigoroso della stampa italiana. Ma sventuratamente egli è restato polemista e poeta anche in politica. Ei sente troppo. Egli subisce l’influenza delle impressioni vive e subite, ciò che toglie ai suoi apprezzamenti, ai suoi giudizii, l’autorità cui dà loro il suo incontestabile ingegno. Brofferio è tribuno anzi tutto, ciò che hanno obliato coloro i quali, volendolo giudicare come uomo di Stato, gli rimproverano la mancanza di continuità e di uniformità nella sua carriera politica e lo annegano anche oggidì sotto vili ed ignobili calunnie.
Il signor Brofferio ama la libertà con passione, ama l’Italia, ciò che è franco, ardito, dritto, e sopratutto ciò che è grande e colpisce l’imaginazione. Egli ha sempre difeso queste nobili cause quando furono in pericolo o minacciate.