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avrà scritto un brillante articolo nell’importante periodico milanese, ma quando sarà nominato segretario generale di qualche ministro. Ciascuno ha i suoi gusti.
Segue il signor Visconti Venosta, il quale occupò degnamente le funzioni di segretaria di Farini nell’Emilia ed a Napoli. Oggi egli è membro del contenzioso diplomatico, comitato instituito dal conte di Cavour. Nominerò altresì il signor Restelli, uomo di portata politica distintissima: il signor Massarani, polemista, nella Perseveranza di molto rilievo, serio, colto giovane; il marchese Guerrieri Gonzaga, letterato ed economista di prima forza, poeta squisito che squisitamente ha tradotto or ora il Fausto di Goëthe, un dì repubblicano; oggi piegato a casa di Savoja, per odio degli Habsbourg, sotto di cui geme ancora la sua provincia. Citerò inoltre l’avvocato Gadda, ed il suo vicino il signor Finzi, avanzo radicale, ma intollerante, delle prigioni dell’Austria. Finzi restò dieciotto mesi in una muda a venticinque piedi al di sotto del livello del lago di Garda a Peschiera. Egli deve al suo silenzio implacabile se non fu appiccato come i suoi complici. Garibaldi lo nominò direttore della cassa per il milione di fucili. Aggiungo a costoro il napoletano Giuseppe del Re, elegante scrittore, anch’esso della Perseveranza, ed in quei principii, poeta, dalle cose politiche più alieno che caldo, scettico e beffardo.
Tra gl’indipendenti nominerò un altro avvocato milanese, di cui la Camera apprezza sempre l’autorità della parola, il signor Mosca. Questi è un