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ora forte, ora graziosa, secondo gli piace, ha stile pieno di movimento, che seduce e ricrea. Non so se sia oratore. Par uom modesto e gentile, e poco curante di brighe, il deputato lo più pretenzioso, dopo Zuppetta, è l’ex-ministro Jacini. Egli scrisse taluni articoli sulle finanze lombarde superiormente rimarchevoli, a tempo dell’Austria, quando era forse pericoloso occuparsi di simile bisogna. Egli seppe resistere alle piaggierie degli arciduchi — che che se ne sia susurrato in contrario, ed a causa di ciò, quando il conte di Cavour concepì l’idea dei Ministeri topografici, ei destinò il signor Jacini per quella famosa sinecure dell’agricoltura e del commercio, e poscia per il portafogli più importante dei lavori pubblici. Il signor Jacini appartiene a quel piccolo gruppo di innocenti dottrinali lombardi, che sieggono alla sinistra — detta la chiesa della Perseveranza, e di cui parlerò più tardi. Egli è competente in fatto di quistioni economiche e di lavori pubblici, ma, si dice, egli si reputa troppo competente — quasi maestro. Il signor Jacini, del resto, non si mostra mica sovente, nella discussione, da uomo che si riserva.

A canto a lui tiensi l’ex-ministro Vegezzi, vecchio flemmatico, che non ha rinunziato a rientrare agli affari, quando l’ora gli suonerà opportuna. Egli ha ricusato per ora il portafogli della giustizia, e deplora, senza potersi consolare, come Calipso della partenza dì Ulisse, la partenza per Atene del suo amico vicino il conte Mamiani.

Un altro ex-ministro, il signor Corsi, resta intre-