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transigere, perchè fatalista; sdegna la collera del popolo: è audace, perchè intrepido.... Il barone Ricasoli è un ammirabile strumento di governo nei tempi difficili. Egli può salvare una nazione.
Ora il barone Ricasoli si presenta all’Europa con un programma officiale. «Io continuerò, dice egli, la politica del conte di Cavour.» Ma il barone Ricasoli non è uomo a fondersi in altro stampo che il suo. Egli stesso è tutto un programma. Ricasoli è una negazione.
Egli significa la negazione dell’egemonia piemontese e dell’autonomia delle altre provincie. Egli significa la negazione di qualunque specie di compromesso, che rimpicciolirebbe la grandezza, l’onore, l’integrità della patria. Tutto — senza condizione! Ecco la sua divisa. Egli non è uomo a perdere un sol pollice di terreno, un solo dritto acquistato. Ei resta in piedi, senza rinculare giammai, o spezza le difficoltà. Egli non mercanteggerà alcuna alleanza; ma solleciterà l’armamento, onde mettere l’Italia a portata di farsi ascoltare e di farsi rispettare. Il barone Ricasoli non è guanto gittato all’Europa: ma un terrapieno innalzato contro qualunque specie di pressione straniera, contro qualunque specie di violenza interna. Il barone Ricasoli è la più eclatante attestazione dell’unità italiana.
Otto mesi di governo, per chi li giudica, come me, senza prevenzione di sorta, han confermato il sopradetto giudizio che io dava di questo uomo di Stato, appena qualche giorno dopo che egli fosse entrato al potere. Egli ha compiuta