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tina. Ora guelfi, ora ghibellini, questi guerriero, quello legato, quello priore della Repubblica, i Ricasoli rappresentarono sempre le prime parti nel loro paese. Qui è un vescovo che come inviato della Signoria va a Parigi a domandare l’estradizione di Strozzi, e porta all’uopo la fiala per avvelenarlo. Là è il primo Bettino Ricasoli, che è più caratteristico ancora. Io citerò questo aneddoto.

Verso la metà del XIV secolo, questo Bettino era ritornato vincitore dalle guerre di Romagna. Capitano del partito guelfo, si adoperava a fare allontanare dal Governo i ghibellini. Per ottenere la condanna di due membri di questo partito egli aveva parecchie volte, ma inutilmente, rimaneggiato il Consiglio dei Ventiquattro, il quale doveva approvare questo decreto. Lasso di pazienza, il barone Bettino lo convoca un giorno a palazzo, quindi ordina di chiudere le porte, e se ne fa portare le chiavi. Poi giura che alcuno non uscirà di quivi prima che il decreto di bando non fosse sanzionato. Il Consiglio resiste. Bellino presenta ventidue volte lo stesso decreto. Infine affamati, stanchi, nel mezzo della notte, i Ventiquattro cedono e passan la legge.

Il Bettino d’oggi non vi par desso fuso nello stesso stampo del Bettino del XIV secolo?

Per comprendere questo strano tipo bisogna vederlo nel suo vecchio castello di Brolio. Quello è la cornice di questa figura di Holbein. Quel castello non è mica una ruina. Sembra fabbricato d’ieri, talmente è completo, instaurato in tutte