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tico più di ognuno del suo partito, conoscitore perfetto di scienze economiche e scienze morali, non nuovo in amministrazione; il barone Bianchi, il signor Bertea, il Regnoli, Biancheri, Borella, Casaletto, Audinot, Pietro Mazza — tutti uomini distintissimi, autorevoli, culti, ben parlanti e forniti d’idee pratiche, non che altri. — Questi hanno ispirazioni più larghe che quelle del Gabinetto attuale, perchè essi hanno un istinto più vago della situazione e della natura delle cose. Tutte le nuances di questo partito comprendono, per ora, una trentina o poco più di membri, i quali non prendono l’iniziativa d’una riforma o di un cangiamento, ma che oppongono una certa inerzia alla politica del conte di Cavour o del barone Ricasoli. Gli è un non possumus non motivato. Ora, perchè l’opposizione abbia un valore ed una forza, bisogna che sia franca e recisa; bisogna che miri alle cose più che alle persone; bisogna che abbia uno scopo chiaro; che abbia non solamente dei capi, ma dei soldati; che la si comprenda, che la s’intenda, che abbia un piano, un metodo di attacco, una conoscenza fina e sicura delle forze del nemico; che mostri dell’audacia; che abbia un fondo, una riserva, dei coups de Jarnac ancora, che si parli de ses enfants perdus.... e che so altro?
Ebbene, il terzo partito non possiede nulla di tutto ciò — eccetto un capo eminente — il commendatore Ratazzi, il quale li copre tutti dell’autorità del suo nome. I partigiani di questa frazione della sinistra sono certamente dogli uomini rimarchevoli, come individui, che hanno fatto le loro