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logico. Lo si dice liberale. Ad ogni modo, egli non oserebbe attentar mai allo Statuto, avvegnachè nella sua carriera ministeriale gli sia avvenuto più di una volta di seriamente vulnerarlo — per esempio nello affare delle fortificazioni di Casale, cui e’ cominciò senza la previa autorizzazione del Parlamento.

Il generale Lamarmora ha due grandi meriti: egli ha speso parecchie centinaia di milioni per dotare il Piemonte di un superbo esercito e di un sistema di fortificazioni al livello dei tempi, — del paese e delle circostanze terribili nelle quali l’Italia si è trovata: ed è restato povero — o quasi tale! Inoltre, il generale Lamarmora appartiene alla scuola degli uomini politici d’Italia, i quali pensano che gli alleati sono ottimi, ma che il migliore alleato di una nazione è la nazione stessa — fare da sè. Egli non ama i volontari. Egli è poi inflessibile, corto, stecchito, dispotico — severo nella disciplina — ma giusto fin dove vede. Tutto calcolato, il generale Lamarmora sarebbe un acquisto per il terzo partito, se l’ex ed il futuro ministro della guerra consentissero ad entrare come un pezzo d’intarsio, a classificarsi in un partito qualunque. I militari guardano a lui e giurano nel suo nome. Lamarmora è amico del Ratazzi. Caldeggia l’egemonia piemontese. È ottimo amministratore — e sulla via del ministero.

Quanto al signor Depretis, egli sarà senza dubbio uno di questi dì ministro di qualche cosa — forse dei lavori pubblici o dell’agricoltura e commercio. Il conte di Cavour lo mandò governatore a Brescia.