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     Di tal, che nascera dopo mill’anni;
     Se tanto viver po ben culto lauro.
L’auro, e i topaci, al sol sopra la neve
     Vincon le bionde chiome presso a gliocchi;
     Che menan glianni miei si tosto a riva.


Quest’anima gentil; che si diparte
     Anzi tempo chiamata, a l’altra vita;
     Se lassuso è, quant’esser de, gradita;
     Terra del ciel la piu beata parte.
S’ella riman fra’l terzo lume et Marte;
     Fia la vista del sole scolorita,
     Poi ch’a mirar sua bellezza infinita.
     L’anime degne intorno a lei fien sparte.
Se si posasse sotto’l quarto nido;
     Ciascuna de le tre saria men bella,
     Et essa sola havria la fama e’l grido.
Nel quinto giro non habitrebb’ella:
     Ma se vola piu alto; assai mi fido,
     Che con Giove sia vinta ognialtra stella.


Quanto piu m’avicino al giorno extremo,
     Che l’humana miseria suol far breue;
     Piu veggio’l tempo andar veloce et leve,
     E’l mio di lui sperar fallace et scemo.
I dico a miei pensier, non molto andremo
     D’amor parlando homai; che’l duro et greve
     Terreno incarco, como fresca neve,
     Si va struggendo: onde noi pace havremo;