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Da me son fatti i miei pensier diversi:
Tal gia; qual io mi stanco;
L’amata spada in se stessa contorse.
Ne quella prego, che pero mi scoglia:
Che men son dritte al ciel tutt’altre strade;
Et non s’aspira al glorioso regno
Certo in piu salda nave.
Benigne stelle; che compagne fersi
Al fortunato fianco,
Quando’l bel parto giu nel mondo scorse:
Ch’è stella in terra; &, come in lauro foglia,
Conserva verde il prego d’honestade;
Ove non spira folgore, ne indegno
Vento mai, che l’aggrave.
So io ben; ch’a voler chiuder in versi
Suo laudi fora stanco,
Chi piu degna la mano a scriver porse.
Qual cella è di memoria; in cui s’accoglia,
Quanta vede vertu, quanta beltade,
Chi gliocchi mira d’ogni valor segno,
Dolce del mio cor chiave?
Quanto’l sol gira, amor piu caro pegno
Donna di voi non have.
Giovene donna sott’un verde lauro
Vidi piu bianca et piu fredda, che neve
Non percossa dal sol molti & molt’anni:
E’l suo parlar, e’l bel viso, & le chiome
Mi piacquen si, ch’i l’ho dinanzi a gliocchi;