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     Et che’l nobile ingegno, che dal cielo
     Per gratia tien’de l’immortale Apollo;
     Et l’eloquentia sua vertu qui mostri
     Hor con la lingua, hor con laudati inchiostri:
     Per che d’Orpheo leggendo & d’Amphione
     Se non ti meravigli;
     Assai men fia, ch’Italia co suoi figli
     Se desti al suon del tuo chiaro sermone
     Tanto, che per Iesu la lancia pigli:
     Che, s’al ver mira questa antica madre,
     In nulla sua tentione
     Fur mai cagion si belle, o si leggiadre.
Tu; c’hai per arricchir d’un bel thesauro
     Volte l’antiche & le moderne charte
     Volando al ciel con la terrena soma;
     Sai da l’imperio del figliuol di Marte
     Al grande Augusto, che di verde lauro
     Tre volte triomphando orno la chioma,
     Ne l’altrui ingiurie del suo sangue Roma
     Spesse fiate quanto fu cortese:
     Et hor perche non fia
     Cortese no; ma conoscente & pia
     A vendicar le dispietate offese
     Col figliuol glorioso di Maria?
     Che dunque la nemica parte spera
     Ne l’humane difese;
     Se Christo sta da la cotraria schiera?
Pon mente al temerario ardir di Xerxe;
     Che fece per calcar i nostri liti