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     Di me, veggendo quella spada scinta,
     Che fece al signor mio si lunga guerra:
Et tutti voi, ch’amor laudate in rima,
     Al buon testor de gliamorosi detti
     Rendete honor, ch’era smarrito imprima:
Che piu gloria è nel regno de glieletti
     D’un spirito converso, & piu s’estima;
     Che di novantanove altri perfetti.


Il successor di Carlo; che la chioma
     Con la corona del suo antico adorna;
     Prese ha gia l’arme per fiaccar le corna
     A Babilonia, & chi da lei si noma:
E’l vicario di Christo con la soma
     De le chiavi et del manto al nido torna;
     Si che, altro accidente nol distorna,
     Vedra Bologna & poi la nobil Roma.
La mansueta vostra & gentil agna
     Abbatte i fieri lupi: & cosi vada,
     Chiunque amor legittimo scompagna.
Consolate lei dunque, ch’anchor bada;
     Et Roma che del suo sposo si lagna;
     Et per Iesu cingete homai la spada.


O aspettata in ciel beata et bella
     Anima; che di nostra humanitade
     Vestita vai, non come l’altre carca;
     Perche ti sian men dure homai le strade
A Dio diletta obediente ancella,