Pagina:Petrarca - Le cose volgari, Aldo, 1501.djvu/15

Quand’ol pianeta, che distingue l’hore,
     Ad albergar col tauro si ritorna;
     Cade vertu, da l’infiammate corna,
     che veste il mondo di novel colore;
Et non pur quel, che s’apre a noi di fore,
     Le rive e i colli di fioretti adorna;
     Ma dentro, dove giamai non s’aggiorna,
     Gravido fa di se il terrestro humore;
Onde tal frutto, et simile si colga:
     Cosi costei, ch’è tra le donne un sole,
     In me movendo de begli occhi i rai
Cria d’amor penseri, atti, et parole:
     Ma come ch’ella gli governi, o volga;
     Primavera per me pur non è mai.


Gloriosa colonna, in cui s’appoggia
     Nostra speranza e ’l gran nome Latino,
     Ch’anchor non torse del vero camino
     L’ira di Giove per ventosa pioggia;
Qui non palazzi, non theatro, o loggia;
     Ma ’n lor vece un abete, un faggio, un pino
     Tra l’herba verde e ’l bel monte vicino,
     Onde si scende poetando et poggia,
Levan di terra al ciel nostr’intelletto:
     E ’l rosigniuol, che dolcemente all’ombra
     Tutte le notti si lamenta et piagne,
D’amorosi penseri il cor ne ’ngombra.
     Ma tanto ben sol tronchi et fai imperfetto
     Tu, che da noi signor mio ti scompagne.


a iiii