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La gola, e ’l sonno, et l’otiose piume
     Hanno del mondo ogni vertu sbandita,
     Ond’è dal corso suo quasi smarrita
     Nostra natura vinta dal costume:
Et è si spento ogni benigno lume
     Del ciel, per cui s’informa humana vita;
     Che per cosa mirabile s’addita
     Chi vol far d’Helicona nascer fiume.
Qual vaghezza di lauro, qual di mirto?
     Povera et nuda vai philosophia,
     Dice la turba al vil guadagno intesa.
Pochi compagni havrai per laltra via:
     Tanto ti prego più gentile spirto
     Non lassar la magnanima tua impresa.


A pie de colli; ove la bella vesta
     Prese de le terrene membra pria
     La Donna, che colui, ch’a te n’envia,
     Spesso dal sonno lagrimando desta;
Libere in pace passavam per questa
     Vita mortal, ch’ogni animal desia,
     Senza sospetto di trovar fra via
     Cosa, ch’al nostr’andar fosse molesta.
Ma del misero stato; ove noi semo
     Condotte da la vita altra serena;
     Un sol conforto et de la morte avemo:
Che vendetta è di lui ch’a cio ne mena:
     Lo qual in forza altrui presso a l’extremo
     Riman legato con maggior catena.