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De l’empia Babilonia; ond'è fuggita Ogni vergogna, ond’ogni bene è fòri; Albergo di dolor, madre d’errori Son fuggit'io per allungar la vita. Qui mi sto solo; et come amor m'invita, Hor rime et versi, hor colgo herbette et fiori Seco parlando, et a tempi migliori Sempre pensando; et questo sol m’aita: Ne del vulgo mi cal, ne di fortuna, Ne di me molto, ne di cofa vile; Ne dentro sento, ne di fuor gran caldo: Sol due persone cheggo; et vorrei luna Col cor ver me pacificato e humile• L’altro col pie, si come mai fu, saldo.
In mezzo di duo amanti honesta altera Vidi una donna, et quel signor con lei, Che fra gli huomini regna et fra li Dei; Et da l’un lato il sole, io da l’altr'era. Poi che s’accorse chiusa de la spera De l’amico più bello; a gliocchi miei Tutta lieta si volse: et ben vorrei, Che mai non fosse inver di me più fera. Subito in allegrezza si converse La gelosia, che 'n su la prima vista Per fi alto adversario al cor mi nacque: A lui la faccia lagrimosa et trista Un nuviletto intorno ricoverse; Cotanto l’esser vinto li dispiacque.