Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/96

86

P. — Adesso sì che mel credo; e sospiro nel ripensare a quel tempo.

A. - Perchè, o stolto, sospiri, se niun’altro devi incolparne che te stesso? al quale, venuto in fastidio il vivere troppo a lungo sotto le leggi della natura, parve di essere schiavo, ove non avesse spezzato ogni ritegno. Ed ora l’animo tuo è furiosamente trabalzato d’una parte nell’altra e prossimo a ruinare nel precipizio, se non pensi a raccogliere le allentate briglie. E ciò t’avvenne d’allora che ti seppero male le bacche dei tuoi rami, e t’increbbe lo schietto vestire e il conversare de’ rozzi pastori. Sospinto da immoderate brame, ricadesti tra i cittadini tumulti, di mezzo ai quali quanto tranquillamente ti scorrano i giorni, abbastanza lo chiariscono e le parole e la pensosa tua fronte. E benchè ti gravi l’aspetto di tante miserie, fatto caparbio dalla stessa infelice esperienza stai ancora in forse, a qual partito appigliarti. Sono i legami de’ tuoi peccati che così t’avvincono; e Dio comporta che, dopo aver trascorsa la fanciullezza sotto la verga del pedagogo, adesso che sapresti reggerti a posta tua, logori tanto miseramente l'età più matura. Nella prima giovinezza il tuo cuore era netto d’ogni cupidigia ed alieno da qualsivoglia ambizione; ed io che ti conobbi sin da quel tempo, riprometteami da te alcuna cosa di grande. Ma