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A. — Alle mie veraci parole, con molta proprietà, desti il nome di ferita e d'accusa. Perchè come dice il Satirico:

«Si noma accusator chi dice il vero»

Ovvero come sentenzia il comico:

«Compra amici la lode, il ver nemici»

Ma dichiarami a qual fine riescano le tue tante sollecitudini ed affannose cure, e che bisogno vi sia, entro tanto brevi confini di vita, ordire così lunghe speranze. Forsechè la estrema cortezza dei vivere non dovrebbe distorci dall’accarezzare troppo lontane speranze? E tu leggi tutto di queste cose senza farne il minimo conto. Risponderai, che a ciò ti sprona la carità d’amico, ma questo sarebbe inorpellare la verità; perchè vuolsi stimare dissennato chi, a beneficare altrui, si procaccia nemici, e rompe guerra a sè stesso.

P. — Io non sono così scortese ed inumano che non mi dia pensiero degli amici, di quelli principalmente a cui amare sono condotto o dalla virtù o dal merito; e tra essi ve n'ha taluno, cui m’è dolce pregiare, venerare, amare, aiutare. Ma di riscontro, la mia liberalità non tanto s’allarga, che voglia correre per essi finale ruina, però fin-