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tante inani cure che ti fan guerra. E per cominciare da alto; ti è noto siccome quegli spiriti, nobilissimi tra tutte le creature, precipitarono dal cielo; il loro esempio ti valga. Quante cose non v’hanno che, adombrate sotto il velo della tua natia grandezza, pure ti levano l’animo in superbia, e facendoti dimenticare la natural debolezza, non lasciano d'affaticarti, occuparti, ravvolgerti e tutto signoreggiare il tuo pensiero. Ed esse coll’inorgoglirti ed infonderti una soverchia fidanza nelle proprie forze, tanto soverchiamente t’innalzano, che ti rendano spiacente al creatore; le quali avvegnachè grandi, perchè suo dono, tu estimi che da te sieno tali, quando invece dovrebbero indurti a sensi, non di alterezza, ma di umiltà, in quanto che ti vennero senza alcun tuo merito proprio. E v’ha egli cosa, cui, non che all'eterno ma ad un temporal signore, più concilii la reverenza de' soggetti, quanto una spontanea liberalità che li ricolmi di doni? ed essi, se grati sono, alla larghezza che doveano prevenire colle opere buone, si studiano di corrispondere appresso. Ed ora ti farò a tutta evidenza comprendere, quanto scioccamente tu insuperbisca, sia per l'ingegno che per la lettura di molti libri, sia per l’eloquenza che per la bellezza d’un corpo che di corto morrà. Ed in quanto al primo; ben avrai da te fatto prova come l’ingegno in