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fondamento, vi costrussi sopra quell’edifizio; di cui, come dici, prendi tanto diletto.

P. - Or mi ricordo che queste parole stanno scritte nelle Tusculane. Ed io bene mi accorsi che tu, siccome ragion vuole, di quando in quando frapponi di buon grado ai tuoi scritti le sentenze di quest’autore, che vuolsi annoverare fra coloro, i quali all’amore del vero accoppiano grazia e maestà. Ma deh ripiglia, che n’è il tempo, l'interrotto argomento !

A. — Or dunque quella peste, siccome diceva, ti nocque; ed essa, al presente ancora, s’affretta ad esserti cagione di finale rovina. Da poichè il debole animo assediato da’ suoi fantasmi, che molti e varii non gli danno pace un istante, non sa a che prima provvedere, quali pensieri alimentare, a quali dar morte e quali bandire; e tutto il vigore che chiude, e il tempo che rapido gli scorre, a tanto non bastano. E a te avviene lo stesso che a coloro, i quali, volendo in ristretto campo spargere sementa oltre il dovere, alle spighe troppo fitte tolgono modo di venire a maturanza. Per simil guisa quando l’anima sia soverchiamente oppressata da cure, niuna cosa mettendo radice mena abbondanza di frutta. E tu povero come sei di consiglio qui e colà fosti travolto dall’ondeggiare de' flutti, mai sano di mente, mai signore di te.