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versi, che, giovane ancora, io indirizzai ad un mio amico, e finiscono in queste parole.

E mentre io ti favello, ahi che la morte,
Per infinite vie, forse s’affretta
A recider di tua vita lo stame!

Che se così io favellava allora, muterei linguaggio adesso che ebbi a maestra l'esperienza e l'età? E quanto veggo, odo, sento e penso, non mira ad altro fine che a questo. Ora se è vero ciò che ti dissi, resta a dichiararsi il perchè io duri in tal tenore di vita.

A. — Ringrazia umilmente Dio perchè si degni imbrigliarti d'un freno tanto salutare, e pungerti con isproni sì acuti. Certo sembra appena possibile che corra incontro alla morte eterna, chi riman fitto tutto giorno in tali pensieri. Ma giacchè conosci, e non senza ragione, che alcuna cosa ti manca, io mi adoprerò a chiarirti che sia. Allora col divino aiuto, rimosso ogni impedimento, sorgendo in tutta la tua potenza, potrai scuotere il giogo di servitù, sotto cui gemi oppresso.

P. — Dio assenta che tu m'usi un tanto bene, deh che io non me ne renda affatto immeritevole!

A. — Non istà che a te il poterlo; ma due cose richiedonsi alle umane azioni, di cui se auche una sola cessi, lo sperato ef-