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questo secondo vuolsi ripromettere alcuna cosa, mentre è a disperare affatto del primo.

P. — Ed anch’io penso che così sia; ma in questa tu ti sei scordato della mia dimanda.

A. — E quale?

P. — Non ti chiesi io qual sia il laccio onde mi trovo costretto? Ora perchè l'intento pensiero della morte, che giovò a tanti, a me riesce infruttuoso?

A. — Primieramente perchè tu riguardi la morte siccome assai lontana, quando ella, vuoi per lo brevissimo corso della vita, vuoi per la incertezza e la varietà de' casi, ti è vicina. Poichè tutti, al dir di Cicerone, ci inganniamo nello scernere di lontano la morte; il qual testo alcuni non so se correttori o corruttori, vollero alterare, col premettere al verbo la negazione, stimando che dovesse leggersi, non iscerniamo di lontano la morte. Che se non avvi alcuno di sana mente, il quale non s’aspetti la morte; quanti vi sono che solo la veggono di lontano? secondo che suona la frase di Cicerone. I più s’illudono nel proporsi una tal meta alla vita, cui se la natura dà la possibilità di toccare, assai pochi vi afferrano. Ed io credo che non v’abbia quasi alcuno di quanti muoiono, cui non si convengano que' versi:

Desia tarda vecchiezza, e nel pensiero
Gli sorride di lunghi anni la speme.