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rotto; se penserai che la morte anch'essa non dee riguardarsi qual fine delle fatiche, ma qual passaggio; e di mezzo a tutto questo ti si affigureranno alla mente mille guise di supplizii e tormentatori infiniti, e lo stridore e i gemiti dall'inferno e i fiumi di zolfo e le tenebre e le furie vendicatrici, e il tremendo aspetto di quell’orribil prigione ove sovrabbonderà ogni male senza termine alcuno, e la disperazione dell’incessante cruccio, e la collera d’un Dio che, sconoscente di perdono, vivrà in eterno; ove un cosiffatto spettacolo vivamente ti si rappresenti, non già come di cosa imaginata, ma realissima, inevitabile, e quasi anzi presente; nè sconfidato nell’animo, ma pieno di speranza che Dio vorrà prontamente ritorti a tanti mali, purchè il cuore sospiri alla sua guarigione e a null’altro intenda che a conseguirla, e duri nel retto proposito; allora sta a buona speranza che non torneranno inutili le tue meditazioni.

P. - Forte m’atterisci collo schierarmi dinanzi tante miserie. E così Iddio mi sia largo di perdono, come io di codesti pensieri ogni giorno mi pasco, e le notti principalmente. Quando, rifinito dalle diurne cure, raccolgo in me i pensieri, ed atteggio la persona a modo di moriente, ecco affigurarmi in mente l’ora stessa di morte; con quanto di più orribile l'accompagna: ed io così