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bastino a sfolgorare codesti mostri degli studii. Ma tu frattanto, trascinato dall’impeto del discorso, dimenticasti la definizione dell’uomo, a cui avevi dato principio.
P. — Mi pareva d’averne detto oltre il dovere, ma ne parlerò più di proposito. Or dunque l’uomo è un animale, anzi il principe tra tutti gli animali. Nè v’ha sì rozzo bifolco, o fanciullo che interrogato non risponda, l’uomo esser insieme animal razionale e mortale; ond’è che questa definizione sia a tutti palese.
A. — Io ti dico anzi che a pochi.
P. — Parli tu di buon senno?
A. — Se mai t’avvenga di scontrarti in alcuno, fornito di ragione per modo, che secondo i dettati di lei ordini la vita, e a lei sola sommettendo ogni sua voglia e le passioni infrenando dimostri, siccome da lei e non da altro sia distinto dagli insensati bruti, e il nome d’uomo da ciò appunto venirgli che operi secondo ragione; se inoltre egli così del suo essere mortale si chiarisca consapevole, che ne abbia sempre viva al pensiero l’imagine; e disprezzatore delle presenti cose, sospiri a quella vita in cui vestito di luce novella lascerà le spoglie terrene; sappi che costui soltanto utilmente e veracemente conosce che si voglia dir uomo. Epperchè intorno a cosiffatti cadeva il discorso, per questo affermai più sopra scar-