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di tema i cuori e gli occhi mortali, e nel mettere davanti le altrui sventure, ci richiama a meditare sopra noi stessi. Poni oltre a ciò il furor delle belve e degli uomini, e la rabbia delle guerre; gli scuotimenti de’ grandi edifizii, che come a ragione si disse, un tempo valeano a riparo e adesso minacciano rovina; e il sinistro rivolgersi dei cieli, i venti pestilenziali e tanti pericoli di terra e di mare da cui siamo attorniati; in una parola, non v’ha cosa a cui miri, che non ti presenti tosto l’imagine della tua mortalità.
P. — Perdona, di grazia, se t’interrompo; chè non so più contenermi. Io non credo che possano arrecarsi più acconce ragioni di queste a confermarmi nel mio proposito. Però nell’udirti io non sapea comprendere a qual segno mirassero le tue parole, o quando avrebbero fine.
A. — Perchè spezzare a mezzo il filo della mia conchiusione? La quale non è altro che questa; che quantunque voi siate circondati da cose tanto fugaci, le quali pur dovrebbero richiamarvi a meditazioni profonde, assai di rado vi date maturamente a riflettere alla inevitabile necessità della morte, a ciò contrastando le lunghe abitudini che vi rendono sordi ad ogni salutare ammonizione.
P. — Adunque non sono molti che conoscano la definizione dell’uomo, la quale ri-