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in un altro Agostino; e questa storia, se non m'appongo, la leggesti nelle mie Confessioni.

P. — Ben me ne ricordo; e quel salutar fico, al cui rezzo accadde un tanto miracolo, non può uscirmi di mente.

A. — Ben dicesti; e quel fico più debbe esserti caro che qualsivoglia mirto, edera, o lauro, diletto a Febo, e, come dicono, al coro de’ poeti; a te poi principalmente, il quale solo in questa età meritamente ne cingesti corona. Perchè in te che, dopo molte procelle, rientri nel porto, la ricordanza di quell'albero deve risvegliare nell'animo la speranza dell’emenda e del perdono.

P. — Io non appongo motto; va innanzi.

A. — A quel modo che posi principio, proseguo; e dico, che avvenne a te ciò che a molti, cui si conviene il detto di Virgilio.

Dubitosa è la mente, e invan la guancia
D’amarissime lagrime si bagna.

E benchè in tale argomento più altre cose potessi porti sott'occhio, pure rimasi contento a proporti il mio esempio.

P. — Egregiamente! perchè nè ci voleva meno al bisogno mio, nè cosa maggiormente di questa potea toccarmi sul vivo. Ed, avvegnachè a grandi distanze; come ve n'ha tra chi ricovera securo nel porto e il naufrago presso ad affogare, e tra gl'infelici e i feli-