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sussista, qual radice della umana salute. Ma voi dissennati, e tu tanto ingegnoso a volere il tuo peggio, con ogni guisa di terreni allettamenti, del che più sopra dissi maravigliarmi e inorridire, vi sforzate a dibarbare dall’animo una tanto salutare radice. Pertanto ragion vuole che risentiate il danno che vi deriva dallo svellere che faceste di lei e delle altre che le rampollano attorno.
P. — Se non erro, questa querela vuol'essere alquanto lunga, e vi bisogneranno più parole a finirla. Perciò se ti piace vorrei che si differisse ad altro tempo; ed acciocchè io meglio intenda quanto mi verrai appresso dicendo, sarà bene indugiarsi alcun poco sulle altre cose che or ora accennasti.
A. — Farò a tua posta, giacchè hai la mente sì grossa. Or su dunque piglia le mosse di là donde più t’aggrada.
P. — Ti confesserò innanzi tutto che non iscorgo netta la conseguenza che traesti dalle cose esposte più sopra.
A. — E qual nebbia sopravvenne ad oscurarti l'intelletto, qual dubbiezza ora t’inforsa?
P. — Innumerabili cose e con tutto l'ardore della volontà brama l'uomo, e mai non resta d’adoperarsi a possederle; eppure, per quanta fatica e studio vi spenda attorno, non riesci ancora, e forse non riescirà mai, all'effetto desiderato.
t.XI. | 3 |