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DIALOGO PRIMO


sant'agostino e francesco petrarca.


A. — Che te ne stai facendo, o uomicciatolo? che sogni, che speri? e non ti ricordi d’esser nato mortale?

P. — Ben io me ne ricordo; e non mai mi passa per l'animo questo pensiero, che non ne abbrividisca.

A. — Oh fosse pure così; chè ed avresti provveduto al tuo meglio, e a me cessate assai brighe! Dappoiché certissima cosa è, che a fare la debita stima dei fuggevoli beni della vita, e a tranquillar l’animo dalle procelle che lo conturbano; nulla v'abbia di maggior efficacia, che la memoria della propria miseria e l’assidua meditazione della morte; quando però ella non iscorra solo a fior di pelle, ma sì addentrisi nelle ossa e nelle midolle. Se non che io temo forte, che tu, come avviene ai più in tale argomento, ami a trarre in inganno te stesso.

P. — E me ne dichiara, di grazia, il come; perchè non mi è chiaro quel che mi dici.

A. — O mortali, fra le tante condizioni in che versate, non v’ha cosa che più alta-