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quanto pericolo si ritrovi: perciò è d'uopo provvedere alla vita di lui, vicina a mancare. Or chi può più acconciamente di te adempiere a quest'opera pietosa? e tanto più il farai ch’egli ti portò sempre singolare affetto e reverenza. E la scienza, questo ha di proprio, che molto più agevolmente s’apprenda, ove sen'ami il maestro. Che se la presente felicità non ti toglie la memoria delle sofferte miserie, ricorderai siccome quapdo eri rinchiuso nel carcere terreno, fosti travagliato da infermità alle costui somiglianti. Ed avvegnaché il meditare sui proprii mali, sia l'ottima delle medicine; io ti prego, o egregio curatore che fosti delle passioni che ti diedero guerra, che rompendo colla tua santa e cara voce un siffatto silenzio, voglia rinforzare, se puoi, del tuo aiuto la costui mortai languidezza. Cui egli: e sarà dunque che io in tua presenza ardisca parlare? tu a me consigliera, consolatrice, signora, maestra. La tua voce d’uomo, soggiunse ella, risuonerà più grata al mortale suo orecchio; e perciò ascolteralla più volentieri: poi, dacchè io mi rimarrò presente a’ vostri colloquii, stimerà profferito dalle mie labbra ciò che tu gli verrai dicendo. Egli, com'ebbe risposto che ubbidirebbe, indotto sì dall'autorevole comando di lei, che dalla compassione dell’infermo mio stato, volgendosi a me