colli Pirenei, mi fu cagione, sì per la sua che per l'altrui gentilezza, che passassi una state quasi celeste; cosicchè io non rammenti quella stagione senza sospiri. Di là tornato, me ne stetti molti anni col fratel suo Giovanni Colonna cardinale, che trattandomi non qual signore, ma padre e amorosissimo fratello, più nella mia casa che nella sua mi parve abitare. Fu a quel tempo che il giovanil desiderio mi trasse a visitar le Gallie e la Germania; e benchè a lasciarmi consentire l’andata, fingessi gravi cagioni, altre in verità non ne avea che l’amor dello studio, e la smania di veder molte cose. Mossi dapprima a Parigi, che mi porse modo ad investigare quel che di vero o di falso di lei diceva la fama. M’avviai appresso alla volta di Roma, cui sin dall’ infanzia mi struggea di vedere; e trovatovi Stefano, magnanimo ceppo della colonnese casa, ed uguale a qualsivoglia altro degli antichi, così me gli affezionai, e per tal modo ne fui ricambiato d’amore, che egli tra me ed i suoi figli non ponesse alcuna differenza. E quell’uomo eccellente, durò senza mutamento ad amarmi sino alla fine; nè in me venne meno o cesseranne se non colla vita la ricordanza. Rivedute l’antiche mie sedi, cercando un luogo a che ripararmi come a porto, mi scontrai in una valle assai angusta, ma solitaria ed amena, che chiamano