Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/26

16

tosto che fui signor di me stesso, volsi le spalle alle leggi; nè tanto perchè mi spiacesse la loro autorità, che fuor di dubbio è grande e piena di romana antichità che tanto ammiro; quanto perchè gli uomini iniquamente ne abusano. Quindi m'increbbe addottrinarmi in ciò, di cui mal voleva inonestamente valermi; e secondo coscienza mi pareva impossibile il farlo, perchè allora si sarebbe ascritto a dabbenaggine la mia purezza. Contava l’anno ventiduesimo, quando me ne tornai in patria; tal chiamo Avignone, ove io avea dai primi anni menata mia vita; essendo vero che la consuetudine acquista forza di natura; e fu appunto colà che cominciai a salire in fama, ed a gettare le fondamenta d’illustri amicizie. Epperchè ciò avvenisse, mal saprei dirlo al presente, e non posso anzi non restarne ammirato; ma allora non punto me ne maravigliava, siccome colui che per giovanil leggerezza me ne credeva degnissimo. E soprattutto fui ricercato dalla illustre e generosa famiglia dei Colonnesi, che di quei tempi frequentavano, anzi crescevan decoro alla curia romana. I quali oltre ogni mio merito, mi onorarono, e principalmente il chiarissimo ed incomparabile uomo Jacopo Colonna, vescovo di Lombez, a cui somigliante non vidi e non vedrò forse nessuno. Egli conducendomi seco nella Guascogna di presso