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2t)9 Trago animo mio, terrò ragione di me con ine stesso nel mio segreto. E frattanto che parliamo, molte e gravi cure, benché mortali , aspettano l’opera mia. * , • A.— Al volgo parrà che, altre a quelle dell’anima, altre ve n’abbia, e forse di maggiore importanza. Ma certo non può esserve- ne alcuna che più di queste arrechi frutto ed utilità. Le rimanenti sono superflue, queste necessarie; siccome è dimostrato da quel fine a cui è di mestieri ^he ogni cosa metta ■capo. P. — Ti confesso che io nuli* altro desidero se non di spacciarmene in fretta, e cosi tutto consacrarmi a quanto principalmente m’incombe. Nè ignoro, secondo il consiglio che poco sopra mi porgevi, clic da ciò solo deggio ripromettermi ogni mia sicurezza j dappoiché fatto scotto dei pericolosi sentieri, camminerò diritto alla mia salute. Se non che non mi sento abbastanza forte ad infrenare le mie cupidigie. A. — Ricadiamo nelle antiche querele, perchè tu dai il nome cP impotenza alla volontà : tna sia di tal guisa, se altro esser non può. Di tanto solo prego Iddio che a me e alla Verità cosi sia concesso d’accompagnare i tuoi passi, che, quantunque ora erranti, ti conducano un di nel porto di sicurezza. P. — Deh s’adempia la tua preghiera , e, coll’aiuto divino, io possa, sotto la tua t. XI. ¡4