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A.— O tapino di te,, se- parK di buon* senno! Ove tu le superne cose non curi e alle celesti non; guardi,, certo convien dire che abbia il. cuore di terra. Niun’altra; speranza ti resta;: sei perduto! . p\ — Tolp Dio. tanto danno ! e la. mente,, consapevole de* miei affanni,, ella sola mi può rendere testimonianza , se non ho sempre preposto a tutto il desiderio della eternità,. Ma quelle parole,, che certo mi sono sfuggite.dal labbronon altro voleano significare se non: questo;, che delle cose di quaggiù,, in quanto mortali sono,, mi giovo, senza che colla intemperanza e grandezza de’ desiderii usi violenza „alla natura. Perciò, cosi aspiro alla« gloria mondana,, che non ignori, me e lei appartenere alla terra.. A.— Quanto è savio adesso il tuo favellare, altrettanto allora era. folle;1 che non può essere se non estrema follia l’abbandonare ciò che dura> eterno, per cosa tanto avara, vana,, e come dici, tu stesso , peritura. ' P. — Ma io non volgo* già le spalle al pensiero della eternità,, ma si lo riserbo ad altra stagione. A.—ì E non. ti sembra questo* periglioso cousiglio, in cosi grande rapidità di tempo incerto, e in tanto fugace esistenza? Or dimmi; se da chi tiene in sua mano le chiavi della vita e della morte quest’oggi ti fosse de-