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d’alta nè di bassa prosapia, ma, come Augusto disse di sè, d’antico casato. Natura mi diede indole non malvagia o invereconda; se le contagiose abitudini non l'avessero guasta. L'adolescenza ingannommi, la gioventù seco mi trascinò, mi fece più savio la vecchiaia, quando, maestra la esperienza, conobbi la verità di quel detto, che già altre volte avea letto; «non altro che vanità essere gli anni fioriti e il piacere». Che anzi, piucchè altri, il facitore dell’età e de’ tempi mi rese scorto di tanto; egli il quale permette talora che i tapini mortali, gonfii non più che di vento, qui e colà vadano errando, acciocchè tardi almeno si riconoscano de' commessi falli. Assai destra, avvegnachè non robusta ebbi da giovane la persona, nè di singolar bellezza il sembiante; tale però che negli anni più verdi apparisse piacente; fresco il colorito tra il bianco e il bruno; vivaci gli occhi e la vista lungo tempo acutissima, se non che sul sessantesimo anno mi venne mancando; onde bisognommi non senza repugnanza ricorrere alle lenti. In ben disposte membra, che furono sempre sanissime, mi trovò la vecchiaia, dalla quale con la solita schiera di malattie fui tolto in mezzo. Di buon lignaggio i genitori, e d’origine fiorentina; mediocri le fortune, e a dir vero volgenti al basso, allorchè furono scacciati dalla patria.