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A. — Dktttt ì, se li piace, è egli gran tempo che non ti guardi allo specchio?

— Non molto ; che ne ho il costume.

Ma che vuol dire questo tuo domandarmene? .«r A.— Cosi troppo curioso noi facessi tu con tanta frequenza! Io .poi te ne richiedo a sapere, se tu ancora ti sia accorto, del , tuo. cangiare d’un giorno più che l'altro. -Non vedi come le tue tempia ornai incanutiscano? j r JP. — Credeva che tu volessi dirmi alcun che di singolare; ma crescere, invecchiare, morire, eoo cose che mi sono comuni con tutti quelli che nascono. E il simigliarne avviene presso che a tutti quelli dell’età mia; però mi sembra che adesso gli uomini invecchino più presto che mai. . . A. — Nè la vecchiezza degli altri può conferire a te la gioventù, ¿nè l’altrui morte l’immortalità. Ma, a parlar di te solo, io ignoro se questo cangiamento della persona abbia mutato nulla V animo tuo. * : P.—Ne fui turbato forte; non però cosi che divenissi altro uomo da *prima. * ,

  • A. — E quali idee allora ti andarono per

la mente, e che parole t’uscirono del labbro?

  • ■ P. — Non feci che ripetere iL detto del

principe Domiziano: « giovane ancora, con viril senno, porto la-chioma canuta ». AH’e- sempio d’ un Cesare che primo mi si offri pi pensiero, aggiunsi a consolarmi quello d’inw