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v P. — Io mfe ne appello ài tribunale di ^hi presente ne ascolta, e chiama in testimonio la mia coscienza, s’egli è vero, come dapprima ti disèi, che non tanto il corpo di lei amassi quanto l'anima* Il che ti parrà più manifesto, ove sappia, che il suo avanzare negli anni, inevitabile procella onde ogni fiore di bellezza Ammortisce, nulla scemò all’amor mio; perchè, sebbene il tempo le dileguasse il roseo lame di gioventù dal sembiante, pur tuttavia cresceva in lei la virtù, che come mi’ lu prima* cagione d’amarla, così mi rese costante nel conceputo affetto. Che se io non fossi stato preso che della bella persona, da buon tratto avrei mutato proposito. A. — Yorrestù prenderti giuoco del fatto mio? e darmi a credere che l’avresti egualmente amata, quando Panima di lei avesse abitato entro a forme sparute e rattratte? P. — Io non ardisco affermarlo; in quanto che nè Panima si può scorgere quale sia, Je corporee sembianze tale ce la dimostrano come se si mirasse cogli.occhi; ma pure.io.amerei una belPanima, quand’anche rinchiusa in un corpo deforme. J; A. — Tu vorresti aggirarmi a parole. Perchè se,non puoi amare se non quello ohe apparisce alla vista, certo amasti il suo corpo. Ned io discredo che altresi l’anima ei costumi di lei non aggiungessero esc