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i35 K P.— Sperda Dio l'augurio ! io non veri rò tanta sciagura. A. — Ma è pur necessario clic ciò una volta avvenga, P. — Lo so; non però mi splendono s$ nemiche le stelle, che vogliano con questa morte sconvolgere Pordine di natura. Io primo entrai nella vita, e -primo uscironne. A. — Non ti ricordi forse ‘che un di ti fu forza temere il contrario? e non altri- ♦ • menti 'che l’amica tua fosse morta, con mesti accenti, tu dettasti funerali canzoni. " P. — Al ripensarlo ne gemo 6 tremo tutto. T)eh con che sconsolato dolore io non ye- dea come staccarsi dia me la parte più gentile dell'anima miai quanto non m’era amaro di sopravvivere a lei, che della sua sola presenza mi rendea T>ella la vita ! di ciò appunto cantava in que* versi che bagnai di larghissime lagrime! C03Ì me ne tornassero a mente le parole, come tlel concetto mi risovvengo ! A. — Ma io non ti domando quanto ti fa- cesse piangere quella morte temuta tanto; bensì vorrei persuaderti che si potrebbe rin- novellare quello spavento. E tanto più agevolmente, che ogni di ci avviciniamo alPestremo ni te dalle malattie e da frequenti afflizioni, s’afiìevoli di molto P antico vigore. P. — Ma io pure, affranto dagli affanni