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w4 . . - * morìa, ed anche questa ti varrà quale hit« buona guardia si contro ogni sorta di nemici, sì contro la tristezza; la quale adug- giando della sua mortifera ombra i semi della virtù e i frutti dell’ingegno, li raen^ a morte* »-In lei, dice elegantemente Tullio, avvi il fonte e il capo d,’ogni miseria ». E lasciando anehe ebe non v'è uomo il quale, non abbia molte cagioni , di pianger re, e, che la memoria delle tue colpe a buoii diritto ti rende.mesto; la qual maniera di tristezza, purché non vi \Sottentri la disperazione, è la sola che sia salutare; dovrai confessare che, ove ti faccia ad esaminare minutamente te stesso, conoscerai siccome Li divina provvidenza, pur tra la turba de’dolorosi e degli afflitti, ti desse non una sola gioia e conforto. Che se poi ti duoli y e di non sver vissuto a te 3tesso e dell’increscevole tumulti cittadinoy ristora l’abbattuto tuo spirito, col richiamarti al pensiero che questo lamenta ti è comune ad uomini sommi, e che altri non hai da incolpare che le stesso^ se i tuoi passi vanno smarriti per cosiffatti labirinti; dai quali però t’è libera P uscita ove prima t’aggradi. E molto eziandio ti gioverà a tale effetto Pavvezzare l’orecchio ai clamori me romore d*acque . precipitanti dall’alta. Fa adunque, come altra voltati dissi, d’attutare i tumulti che ti fanno guerra da dea-?