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dell’apostolico insegnamento che bisogna provvedere il bene, non solo dinanzi a Dio, ma altresì alla presenza degli uomini; di penitenti digiuni mortificava la carne, e non ometteva veruna delle pratiche, onde la pietà cresce e si conforta. Le molte vite scritte che abbiamo di lui, tutte ad una voce ne fanno testimonianza di tanto; e scrittori contemporanei di provata autorità ed altri che vennero dappoi, consentono nel dargli questa lode. Il Boccaccio, uomo troppo diverso da lui, per essere tacciato di parziale, così ne parla: «dalla sua giovinezza, menando celibe vita, fu tanto lontano da ogni carnale immondezza, che divenisse a quanti lo conoscevano, specchio santissimo di onestà. Egli mortal nemico d’ogni fallacia, di qualsivoglia vizio esecratore, esempio di virtù, consolazione e norma di cattolica santità; dolce, pietoso e verecondo tanto, da parere a tutti la castità in umane sembianze». (De genealogia Deorum l. 4). E Filippo Villani, scrittore quant’altri mai schietto ed ingenuo, e che visse di que’ tempi, di tal guisa di lui ragiona: «perfetta modestia, sobrietà e gravità compita era in quest’uomo; e virtù d’ogni maniera provata in lui così parve, che tutti lo riguardassero siccome esemplare di costumatezza. A dir