Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/129

A I T9 radere se, vivo ancora, ¡0 sìa disceso nelPm- ferno. Ora come mai può l’uomo tutto consacrarsi all'amore del bene? ♦ * % j) Ya dunque, e scalda a’begli estri la mente»! • è-

A. — Questo verso d’Orazio mi dà a conoscere ciò che più di tutto t’affligga. À te

disgrada ,troppo il menare la vita in luoghi tanto avversi ai tuoi studii; perchè come dice lo stesso poeta : \

» Chi delle muse ai cari ozii s’addice,

. » Le città fugge; e ratto si rinselva ». il E tu stesso in certa epistola, comechè con altpe parole, sponevi un uguale concetto. » Al cittadin romor s’invola il vate,

  • » Cui la cheta de’boschi ombra diletta ».

« « f Credimi però che, ove quetasse in te Pin- terior battaglia del pensiero, l'assordante frastuono delle città percuoterebbe si i tuoi sensi, ma non già Panimo. Ma, a non ricantarti ciò. che sai di per te, ricorderotti solamente la lettera che in questo proposito molto opportunamente scrisse Seneca , e il suo libro sulla tranquillità delPanimo. Cosi, acciocché risani di cotal malattia, potrai leggere quanto dettò egregiamente Cicerone