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P. — Allorchè la fortuna mi scagli uno de' suoi dardi, lo ricevo senza atterrirmi, rammentando come non una volta ella m’abbia profondamente piagato. Se ella rinsanguina la ferita, comincio alcun poco a tentennare; ove poi ai due primi colpi succeda il terzo ed il quarto, allora vinto, non però così che mi metta a precipitosa fuga, ma passo passo, mi ritiro nella rocca della ragione. Che se la nemica mia, col nerbo di tutte le sue forze ivi pure m’assalga, ed a suggettarmi schieri in ordine di battaglia le miserie della umana condizione, la memoria delle sostenute fatiche e lo spavento de’ futuri danni; al vedermi d’ogni dove incalzato, ed oppresso sotto il peso di tante sciagure, non posso non prorompere in gemiti. E ciò è appunto che tanto m'affligge; al modo di chi attorniato da tutte bande, senza che gli si apra scampo o fiducia di perdono , nulla più abbia a sperare, e tutto gli resti a temere, E già alzate le macchine e scavate le mine, tremar vede le torri, appressare alle trincere le scale, appiccarsi alle mura i roncigli, e il fuoco trascorrere lungo le esteriori difese; dappertutto un balenare d'armi, un accorrere di nemici, che minacciosi in sembianza, cogli occhi divorano la preda.... Or non dovrà ricolmarsi di spavento e lamentare il tapino, sopraggiunto da tanta ruina? perchè quan-