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ti chiedo quale umano mezzo debba adoperare a riavermi.

A. — Lascia gli umani mezzi, e in tutto ricorri ai divini; perchè non può guardar continenza cui Dio non aiuti. A lui pertanto ti volgi, e con le lagrime del pentimento lo supplica d'un tanto dono. Egli accorda ciò che debitamente gli si dimandi.

P. — Già tante volte lo feci, che temo di non tornargli molesto.

A. — Ma nè umile nè sobria fu la tua dimanda così, che, anche rinnovando le preghiere, non ti riserbassi alcun luogo alle future cupidigie. Ed io ti parlo di cosa che ebbi provata in me stesso. Quante volte nol pregava: «dammi, o Signore, la castità, ma non adesso; differisci alquanto, che presto verranne il tempo. La florida età cammini un altro poco per le sue strade, e goda de' suoi privilegi: ad altro tempo sarebbe vergogna il folleggiare siccome adesso. Allora soltanto darò un addio ai piaceri, che il correre degli anni m'abbia tolto modo a goderne, e la sazietà che da essi s’ingenenera, levi ogni rischio di ricaduta». Or non t'accorgi che ripetendo queste parole altro preghi, ed altro vuoi?

P. — Ed in qual modo?

A. — Perchè chi domanda a tempo, non si cura del presente.