Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/103


93

umane passioni, t'accosterai all’impero della virtù; entro coi ciascuno, libero, provveduto di tutto, non soggetto a persona, verace re ed assoluto signore, beatamente mena i suoi giorni.

P. — Già mi sa male dell’operato sin qui, e nulla più bramo che non bramar nulla; ma la mala inclinazione mi trascina, e sento agitarmisi il cuore da non so quale palpito irrequieto.

A. — Ed è appunto questo; giacchè mi torna a proposito il dirlo; quest'è che t’allontana dal pensier della morte e nelle terrene brighe tutto ti ravviluppa. Ma sta pur certo che, ove non sollevi lo sguardo al cielo, e non disgravi l'animo dal suo peso mortale, non potrai chiamarti contento. Nè il farlo ti costerebbe molto, se ti conformassi al dettati della tua buona indole; e a lei, piuttosto che al violento impeto a cui si lascia andare il volgo, ti volgessi per aiuto.

P. — Ed anche questo farò. Ma, da che accennasti dell’ambizione, è da buon tempo che amerei me ne tenessi parola.

A. — Perchè vuoi che ti presti un uffizio, cui nessuno meglio di te puote adempiere? Ove disamini la tua coscienza, ben vedrai che questa non è la minore delle tue colpe.

P. — Adunque a nulla mi valse che, fatto sprezzatore delle genti e delle pubbliche