Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/100

90

buona ragione i poeti antichi consecrarono la doppia cima del Parnaso ai numi; perchè con ciò miravano ad implorare da Apollo, cui dissero il Dio dell’ingegno, la forza dell'animo, e da Bacco la destrezza a fornire le temporali bisogne. Nella qual opinione mi condusse non solo la esperienza, maestra delle cose, ma ancora l’autorità di dottissimi uomini, secondo che tu egregiamente conosci. Adunque, sebbene niuna fede si abbia a prestare a que’ falsi Iddii, pure in questa credenza de’ poeti v’ha molto buon senno; la quale ove si riferisca ad un solo Dio, da cui ci piove ogni opportuno soccorrimento, non molto si dilunga dal vero; se pure a te non sembra altrimenti.

A. — In questo io non dissento: bensì mi sdegno che tanto meschinamente logori il tempo. Perchè tu avevi già fisso di consecrare tutta la vità allo studio delle ottime cose, e stimavi giorno perduto quello, in cui fossi costretto a darti a tutt’altro. Ora poi, ciò solo dai allo stadio che t’avanza all’avare tue cure. Ond'io conchiudo che ognuno dovrebbe, anche per tale rispetto, abborrire la vecchiaia che tramuta così i pensamenti degli uomini. Deh quando porrai tu fine o modo a tante follie? E sai che il detto:

Mai non basta all’avaro il suo tesoro,
Giusto un confine alle tue brame assegna;