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più inverecondo, le donazioni più intere e l’avarizia esosa o sacrilega dell’usurajo e del simoniaco, la più sfacciata violenza de’ castelli e la più generosa pietà degli spedali: eremiti, monaci, preti, donne santimoniali dovunque, e dovunque suon d’armi, uccisioni, e stragi. Invano la religione chiamava spesso a più miti consigli que’ dissennati, e interponeasi ministra di pace nelle loro contese; attingendo per molto sua forza dal sentimento, volgeasi alle passioni nel nome di una passione grande e generosa: così scemava gli effetti, non toglieva le cagioni del male. E le scienze? Pur esse in tanto prevalere dell’imaginazione non seppero serbare integra la libertà. La filosofia piegò alternamente ad Aristotile ed a Platone; quello ebbero i fisici a venerato maestro, nè di ciò paghi si piacquero di intromettere ai più esatti ragionamenti le vane chimere degli alchimisti e degli astrologi. In ogni ragione di studi parve poi bello, in que’ secoli battaglieri, indossare la corazza ed impugnare la lancia, e gli Scolastici ebbero tosto in pronto un amplissimo arsenale d’argomentazioni e sottigliezze. Le dimostrazioni loro volle Bacone rendessero imagine di ragnatele con arte ed infinito lavoro tessute [1], il che non contenderemo, sembrandoci fuor di dubbio che la loro logica più all’arte del dire che non al pensiero recasse giovamento.

Fra tanti abbattimenti e tante pugne le leggi civili e criminali erano cadute al basso. Niuno studio filoso-

  1. De Aug. Lib. I, C. IX.