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più inverecondo, le donazioni più intere e l’avarizia esosa o sacrilega dell’usurajo e del simoniaco, la più sfacciata violenza de’ castelli e la più generosa pietà degli spedali: eremiti, monaci, preti, donne santimoniali dovunque, e dovunque suon d’armi, uccisioni, e stragi. Invano la religione chiamava spesso a più miti consigli que’ dissennati, e interponeasi ministra di pace nelle loro contese; attingendo per molto sua forza dal sentimento, volgeasi alle passioni nel nome di una passione grande e generosa: così scemava gli effetti, non toglieva le cagioni del male. E le scienze? Pur esse in tanto prevalere dell’imaginazione non seppero serbare integra la libertà. La filosofia piegò alternamente ad Aristotile ed a Platone; quello ebbero i fisici a venerato maestro, nè di ciò paghi si piacquero di intromettere ai più esatti ragionamenti le vane chimere degli alchimisti e degli astrologi. In ogni ragione di studi parve poi bello, in que’ secoli battaglieri, indossare la corazza ed impugnare la lancia, e gli Scolastici ebbero tosto in pronto un amplissimo arsenale d’argomentazioni e sottigliezze. Le dimostrazioni loro volle Bacone rendessero imagine di ragnatele con arte ed infinito lavoro tessute 1, il che non contenderemo, sembrandoci fuor di dubbio che la loro logica più all’arte del dire che non al pensiero recasse giovamento.

Fra tanti abbattimenti e tante pugne le leggi civili e criminali erano cadute al basso. Niuno studio filoso-

  1. De Aug. Lib. I, C. IX.