dello stile. Il lavoro è per nostra sciagura incompleto, chè la cattedra ed altri pubblici uffici gli tolsero di condurlo a buon fine. Riponeva lo stile «nelle idee o sentimenti accessori che si aggiungono ai principali in ogni discorso»1, e idee o sentimenti riuniva nelle sensazioni, lo stile commisurava al numero delle impressioni che deve far sorgere, e volea si studiasse quali destino maggiore commovimento. Ripose fra le principali fonti di bellezza il contrasto fra le idee, e di esso studiò le leggi e le varietà. Toccò degli epiteti che non debbono essere inutili od oziosi, sibbene «eccitare, il massimo di sensazione»2. Disse de’ traslati e delle figure, volle dar norme ad ogni specie di stile ponendole in armonia colle passioni ch’esso deve svegliare, ed ebbe infine per principio generale che si abbiano a ridurre le parole ad idee sensibili, unendo le espressioni più vaghe alle più determinate e precise3. C. Ugoni scorge in questo lavoro una mente pensatrice ed un acume anco maggiore di quello che è manifesto nel libro Dei delitti e delle pene4; noi nol negheremo, chè profondo è il concetto del libro, sottile l’indagine intorno alla ragione filosofica de’ traslati e delle figure, ammirevole la sintesi nella quale con pochi precetti raccoglie una
- ↑ Op. succ. P. I. C. I.
- ↑ Id. Id. P. I. C. VI.
- ↑ Id. id. passim.
- ↑ Op. succ. V. II. art. Beccaria pag. 218