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la piccola coll’affidare ad un solo affittajuolo il governo di molti latifondi. Tratto sempre dall’indole sua generosa, lamentò le sofferenze de’ contadini, deplorò la loro ignoranza, e volle almeno che conoscessero i rudimenti del sapere e i principi di una morale dolce ed insinuante. Consigliò che si formasse un comizio di giovani cultori dell’agronomia diretti da persona sperimentata, né si astenne dal suggerire altri modi per aumentare questa larga fonta di prosperità. Volgendo il pensiero alle manifatture, pose ad esame gli ostacoli che si opponevano al loro incremento, reputò dannose le corporazioni d’arti e mestieri, com’erano allora costituite; de’ manufatti preferì quelli di generale consumo, per tutti amò la libera concorrenza che diminuendo i prezzi, reca il buon mercato. Trattò del commercio, propose un sistema decimale di pesi e misure, invocò anche qui la libertà; ma fu amico ai dazj d’entrata per le materie lavorate e d’uscita per le materie prime; distinse il commercio del grano dall’altre specie, e fu nondimeno nemico ai calmieri; protasse le operazioni di Banca, ma le racchiuse in angustissimi limiti1,

Non lo neghiamo: il vero assai sovente sì commesce al falso, tuttavia scrive Pecchio. «L’economia pubblica prima di Beccaria era diffusa, quasi ciarliera, vagante in digressioni. Nella sua mente essa si condensò e divenne compatta, come deve essere una

  1. Op. succ. passim.